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  • CRISTOFORO COLOMBO

    ...AMMIRAGLIO MAGGIORE DEL MAR OCEANO,
    VICERÉ E GOVERNATORE DELLE TERRE CHE
    DOVESSE SCOPRIRE...

    by GIANCARLO V. NACHER MALVAIOLI

    CAPITOLO III

    IL MONDO CONOSCIUTO-CREDENZE E LEGGENDE SUGLI ANTIPODI-I TURCHI-IL CAMMINO VERSO LA CINA E L'INDIA-L'ORO, LE SPEZIE E LE CROCIATE-I PORTOGHESI PRENDONO L'INIZIATIVA

    Chissà furono i pitagorici i primi ad affermare che la terra era rotonda e in continuo movimento; Platone e Aristotele accettarono tali idee. Platone pensava che l'universo fosse stato creato da Dio per soddisfare le necessità dell'uomo, perciò doveva esser perfetto, dato che Dio non poteva far nulla d'imperfetto. Questo concetto fu ripreso dalle filosofie cristiane medioevali. Durante il Medio Evo si credeva che la terra, completamente circondata dalle acque, si componesse di tre parti: l'Europa, massima perfezione, l'Asia e l'Africa (in relazione con i tre figli di Noè: Sem, Cam e Japhet), formando una sola unità, d'accordo con la legge divina (Uno e Trino). Non condividere tale opinione era considerata una bestemmia.

    Dio aveva creato la terra per l'uomo e non potevano esistere altre terre nel mondo o, al massimo, solamente isole disabitate (1).

    Le persone colte credevano che la terra fosse rotonda (lo stesso Dante aveva collocato, nel-la sua “Divina Commedia”, la montagna del Purgatorio agli antipodi di Gerusalemme e, al finale del XIII secolo, Roger Bacone aveva calcolato quasi esattamente la lunghezza del meridiano terrestre.

    Ora, se la costa occidentale della terra europea era quella portoghese, la costa opposta doveva essere quella orientale della Cina, però a che distanza si trovava? Realmente nessuno lo sapeva.

    Il mondo antico europeo conosceva l'esistenza dell'Estremo Oriente; Alessandro Magno attraversò il Gange e penetrò in India col suo esercito; i romani arrivarono in India e in China commerciando con diversi popoli asiatici, importando pietre preziose, sete, spezie e legni pregiati (2). L'invasione dei barbari e la caduta dell'Impero Romano interruppero queste relazioni commerciali, però, intorno al 1000, Pisa e Genova entrarono in contatto cogli arabi, poi coi turchi (3). Le navi veneziane trasportarono i crociati in Terra Santa e tutte le Repubbliche marinare italiane cominciarono a commerciare scambiando lana, le-gno, armi, ferro e pelli.

    Questi scambi commerciali erano abbastanza rischiosi, non solo per le continue guerre tra cristiani e mussulmani, ma anche per gli scontri frequenti coi numerosi pirati arabi, turchi, castigliani, catalani, francesi e italiani, che infestavano il Mediterraneo. Inoltre gli stessi genovesi e veneziani combattevano tra loro per il dominio commerciale.

    In queste lotte di tutti contro tutti si svilupparono i commerci, le industrie, le flotte e l'am- ministrazione finanziaria, prima in Italia, dove nacquero le banche, l'assicurazione, le cambiali e la partita doppia.

    A poco a poco il dinamismo europeo riprese vigore, esplodendo nel secolo XV sotto forma di una strana fusione di affari e evangelizzazione. Era necessario giungere alle 'fonti dell'oro', delle spezie, arrivare in China, in Giappone, in India, seguendo la rotta verso ovest. Era troppo forte il miraggio di trovar l'oro in grandi quantità e al prezzo di scarsi rischi e ostacoli. Non aveva forse raccontato il francescano Pian del Càrpine, nel secolo XIII, che la Cina era un paese favolosamente ricco, dove aveva visto una città con mura-glioni d'argento, bastioni e torri d'oro? Non aveva scritto Marco Polo con relazione al Giappone: “Si dice che possiedono oro in grandissima abbondanza... ...il palazzo del re dell'isola è ricoperto d'oro fino, come noi ricopriamo di piombo i tetti delle chiese... ...i pavimenti di numerose stanze sono d'oro fino, di due dita di spessore. Si trovano anche perle in abbontanza... ...e molte altre pietre preziose”? Senza contare il “Libro delle Meraviglie”, molto popolare a quei tempi, dell'inglese sir John Mandeville (che oggi sappiamo che era un ciarlatano che non uscì mai dal suo paese), dove si narra che il Gran Khan della China possedeva montagne di pietre preziose e che l'oro gli serviva per tappezzare strade, tetti e pareti. Gli arabi, que avevano raggiunto una civiltà superiore a quella europea, dimostravano un interesse sempre maggiore per questi contatti commerciali con l'Occidente, e s'arricchivano facendo da intermediari tra l'Europa e i popoli del-l'Estremo Oriente, però quando cominciò la dominazione turca sugli arabi la faccenda cominciò a complicarsi per il loro fanatismo e barbarie. Da ogni parte si parlava di crociate, però nessuno se la sentiva di prenderne l'iniziativa.

    Si diceva che in terre lontane viveva il prete Gianni, sacerdote-re di un poderoso regno cristiano. Alcuni pensavano che si trovasse in Estremo Oriente, altri nel Sudan o in Abissinia, discendente del re Salomone e della regina di Saba. Forse c'era qualcosa di vero in questa leggenda, infatti avrebbe potuto trattarsi una di quelle comunità cristiane, come la copta, espulsa dall'Egitto dopo la conquista araba. In ogni modo era necessario trovare questo prete Gianni, allearsi con lui e prendere alle spalle arabi e turchi.

    La Chiesa sognava nuove crociate: Pio II (Enea Silvio Piccolòmini) le predicò invano, così pure il bellicoso Giulio II. Carlo VIII, re di Francia, non vedeva l'ora d'esser incoronato re di Gerusalemme e imperatore di Costantinopoli. Lo stesso Colombo pensava d'investire le ricchezze che avrebbe trovato nelle Indie, per finanziare una crociata, sotto il comando dei Re di Spagna. Il fermento espansionista non poteva esser frenato per molto tempo, però siccome per il momento non esistevano possibilità né di crociate né di conversioni, si doveva pensare, almeno, di continuare ad andare in cerca d'oro, di spezie e di schiavi. Perciò l'unico cammino aperto era quello di costeggiare l'Africa verso sud, speando di trovare un passo verso l'est, verso l'India, burlando i turchi.

    Genovesi, veneziani(4)e portoghesi iniziarono la grande avventura. Soprattutto i portoghesi, direttamente interessati alle vicine terre africane, e a prevenire un'altra invasione araba, si organizzarono per esplorarle lentamente, però con decisione e perseveranza.

    Grazie alla visione del principe Enrico il Navigante (1394-1460), astronomi, cartografi, saggi e avventurieri portoghesi, spagnoli, italiani, tedeschi, ebrei ed arabi furono da lui convocati, ordinò la costruzione d'un osservatorio, di navi adatte alla navigazioni di cabotaggio lungo le coste atlantiche e la formazione d'una biblioteca eccezionalmente numerosa per quei tempi. Cosicché di colpo i portoghesi si collocarono all'avanguardia del progresso e dettero inizio alla loro gran avventura: la città di Ceuta, nel Marocco, fu occupata nel 1415; Gil Eannés doppiò il Capo Bojador, nel 1433; Nunho Tristao arrivò al Capo Bianco, nel 1442; Dini Diaz, nel 1445, doppiò il Capo Verde pensando di poter giungere via terra all'oro del Sudan e al prete Gianni d'Abissinia.

    Nel 1444 si fondò la Compagnia di Lagos e s'iniziò il traffico degli schiavi negri; Pedro de Sintra arrivó alla Serra Leona, nel 1460; dieci anni più tardi ancora i portoghesi giunsero al delta del fiume Niger pensando di essere arrivati nell'ultimo lembo sud africano, ma continuando la navigazione ebbero la sorpresa di costatare che la terra africana continuava verso sud per altri quattromila kilometri. Attraversarono l'Equatore (5) e Fernando Poo scoprì l'isola che prese il suo nome.

    Finalmente, nel 1487, Bartolomeo Diaz doppiò la punta dell'estremo sud africano, che chiamò Capo delle Tempeste (o Tormente), ma che il Re del Portogallo fece cambiare per quello di Capo di Buona Speranza, dato che s'era finalmente trovato il cammino verso l'India. E la speranza divenne certezza nel 1498 quando Vasco de Gama arrivó in India.

    Nel mentre la Spagna lottava per conquistare l'ultimo regno moro nella penisola (1492), l'Inghilterra e la Francia erano ancora immerse nel loro limitato sistema medioevale e la Russia cercava appena di uscir fuori dalla barbarie.

    NOTE

    1. (1) Nel l6l6 Tommaso Campanella, nella sua “Apologia di Galileo Galilei”, scrisse: “Lucio Cecilio Firmiano (Lattanzio) e Sant'Agostino, sebbene saggi e quest'ultimo Santo, negarono l'esistenza di esseri negli antipodi, mossi dal loro fervore religioso e a causa dell'infallibilità delle Sacre Scritture, come si deduce dagli argomenti che da esse derivano: ovvero, sia perché tali esseri umani non avrebbero potuto discendere da Adamo, e quindi contrario alle Scritture, sia perché sarebbe stato impossibile che qualche nostro antenato fosse emigrato fin là attraversando l'Oceano insuperabile. Però oggi, che abbiamo conoscenze matematiche e cosmografiche adeguate, sappiamo che tutti questi argomenti sono fallaci, quindi anche le Sacre Scritture furono malamente interpretate. Così pure riconosciamo erronea l'affermazione di Santo Tommaso quando dice che nella zona equatoriale la terra è disabitata e ciò per mancanza di conoscenze della fisica e geografia, ed anche per fedeltà ad Aristotele, nel quale si aveva più fiducia delle ragioni addotte da Alberto Magno ed Avicenna; così per la stessa interpretazione delle Sacre Scritture San Efren, Anastasio Sinaita e Mosè vescovo della Siria, considerano che tutto l'altro emisfero sia occupato dal Paradiso terrestre, dato che –secondo loro –solo una estensione ampissima avrebbe potuto ospitare quei quattro fiumi del Paradiso, alberi così grandi e tante specie di animali...”.
    2. La seta veniva dalla Cina e dalla Persia e di qualità molto superiore a quella prodotta in Italia, il cotone veniva dall'India, il rabarbaro, usato in medicina, dalla Cina, gli smeraldi dall'India, i rubini dalla Birmania, gli zaffiri e le spezie, usate per le droghe, profumi ed unguenti, dal Ceylon, mentre i cosmetici vanivano da varie parti. Francesco Balducci Pegalotti, nel suo manuale per mercanti, pubblicato nel secolo XIV, enumera 288 differenti tipi di spezie, tra le quali il pepe rosso, nero e bianco, che venivano dall'Africa, dalla Sumatra e dall'India, la cannella dal Ceylon, la noce moscata e i chiodi di garofano dalle isole Molucche.
    3. In diverse epoche storiche vari popoli scesero, dalla zona compresa tra il Mar d'Aral e il deserto del Gobi, verso in Mediterraneo e occuparono o conquistarono i territori del Medio Oriente, come per esemio i sumeri, 5.000 anni a.C. e gli hittiti, 3.000 a.C. Nel IV secolo d.C. vari popoli si unirono alle orde di Attila, nel secolo XI d.C. una gran massa di turchi giunse in Armenia e Cappadocia, nel secolo XII si unì alle orde di Genis Khan. Finalmente i turchi al comando di Ertogrul, separandosi dagli unni e dai mongoli, devastaron la Persia e l'Armenia e si stabilirono nell'Anatolia (parte dell'attuale Turchia). Crudeli e barbari, ma eccellenti guerrieri, sconfissero i bizantini e sottomisero gli arabi, prendendo da questi la religione islamica. Posteriormente dilagarono in Grecia, Serbia, Albania, Bosnia, Bulgaria, Romania e Ungheria, sconfiggendo i cavalieri francotedeschi che erano accorsi in difesa dei cristiani. Tutti i prigionieri furono trucidati, mentre varie migliaia di sopravvissuti cercarono scampo fuggendo sulle navi veneziane e dell'isola di Rodi. Nel 1400 centinaia di migliaia di mongoli, sotto la guida di Tamerlano, invasero la regione, conquistarono e distrussero città, sterminarono le popolazioni senza distinzione di sesso o d'età e costruendo piramidi gigantesche con le loro teste. Giunsero in Siria, in Iraq, penetrarono nell'attuale Turchia. Una gigantesca battaglia, che vide impegnato un milione d'uomini circa, mongoli contro turchi ottomani, fu ingaggiata vicino Angora, nel 1402. I turchi furono sconfitti , includendo il loro corpo scelto di 4.000 giannizzeri. “Arriva –come diceva spesso Tamerlano –la desolazione, la sterilità e la peste”. Bayazid I, soprannominato 'Il Fulmine', fuggì dopo una eroica lot-ta, ma fu ugualmente catturato e morì in prigione. Tamerlano, dopo questa schiacciante vittoria, fece ritorno in Mongolia. L'impero turco si riorganizzò, conquistò Costantinopoli e la convertì nella sua capitale con il nome di Istanbul. L'impero si estese in Africa e in Europa, giungendo fino alle porte di Vienna dove fu definitivamente fermato. Giunse al suo apogeo tra il 1520 e il 1566, poi sopravvenne una lenta decadenza, e si disintegrò nel 1918, dopo la Prima Guerra Mondiale.
    4. Venezia cercò inutilmente di convincere il Sultano d'Egitto sulla necessità di aprire un canale a Suez.
    5. Si era completamente perduto il ricordo di certi fenici che, nel 600 a.C., per conto dell'Egitto, avevano circonnavigato l'Africa, partendo dal Mar Rosso e rientrando nel Meditterraneo attraverso lo stretto di Gibilterra. Cosicché circolavano ancora le leggende sugli antipodi, alcune delle quali ereditate dagli arabi, come quella che affermava che il mare ardeva nell'Equatore e che i marinai che non morivano bruciati si convertivano in negri.

    Se desiderate fare qualche commento o chiedere qualche chiarimento su Cristoforo Colombo per favore comunicatevi con l'autore, via e-mail. Grazie.
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